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Un G8 dai toni forti ha chiuso la sua prima giornata con una serie di intese incoraggianti tra i Grandi della Terra e uno spirito nuovo per un consesso che non si è mai distinto per concretezza e capacità di rispondere tempestivamente alle sfide globali.
I Grandi della Terra si compattano sul clima e trovano un'intesa che oggi porteranno sul tavolo dei paesi emergenti e le loro resistenze, Cina e India in prima linea. Approvano una dichiarazione sull'economia, sottolineando l'esigenza di regole anti-crisi (mettendo le persone in prima linea) d'accordo sul fatto che ci sono segnali positivi anche se restano incertezze e rischi. E mentre ribadiscono gli impegni di Gleaneagles sul fronte degli aiuti a paesi poveri e Africa, affermando che la fame è la priorità assoluta e la povertà il nemico da combattere, trovano anche un punto di intesa sull'Iran. Tanto che il capitolo "Teheran" è inserito nella dichiarazione politica, approvata al termine della prima giornata dei lavori a L'Aquila. Il G8 esprime così la condanna "per le dichiarazioni del presidente Ahmadinejad che negano l'Olocausto". E chiede a Teheran di "risolvere la situazione attraverso un dialogo democratico sulla base dello stato di diritto". In una città che anche oggi ha continuato a tremare, anche se con scosse lievi, la prima giornata del G8 a presidenza italiana è stata intensa. Con i riflettori puntati anche fuori dalle sale della caserma di Coppito che ospita il vertice. A cominciare dalla "prima" di Obama ad un vertice dei Grandi, il suo 'successò tra la gente del terremoto ed i suoi apprezzamenti verso la leadership italiana del Vertice. Un summit che il premier Silvio Berlusconi ha definito essere "quasi un miracolo" per l'organizzazione, prima di annunciare che un altro summmit G8 si terrà entro l'anno, e forse proprio di nuovo all'Aquila.
OBAMA SUPERSTAR. Per la presidenza italiana del G8 questa prima giornata è andata bene. Ma per Barack Obama è andata ancora meglio. Un vero mattatore, nel chiuso delle sale del vertice - come è ovvio per un presidente Usa - ma anche e soprattutto tra la gente dell'Aquila e di fronte alle rovine del capoluogo abruzzese ferito. In maniche di camicia, ha stretto mani, ha osservato il Duomo, un gioiello ormai traballante, e la Prefettura crollata, ha parlato con quella tipica disinvoltura che ha incantato tutti e oscurato anche la lunga ed emozionata visita del cancelliere tedesco Angela Merkel a Onna.
YES WE CAMP.
Parafrasando il famosissimo slogan della campagna elettorale di Obama, gli sfollati dell'Aquila insoddisfatti di come sta andando la ricostruzione, l'hanno modificato con un "Yes, we camp!" scritto a caratteri cubitali con lettere di plastica sulla collina di Roio, che domina una parte della città, zona del summit compresa. Poi, ancora, gli attivisti dei comitati cittadini hanno srotolato uno striscione con la stessa scritta al passaggio del convoglio presidenziale Usa diretto al centro storico terremotato. E' stata l'unica vera forma di protesta al summit, a parte mugugni e un pò di malcontento qua e là tra chi è stufo di vivere nelle tendopoli.
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